Stephen King ritorna
Morto il re, viva il re.
Dopo qualche romanzo non proprio brillante torna Stephen King con Billy Summers, il protagonista, all’apparenza tutto di un pezzo, che dà il titolo all’opera.
Un sicario di professione, un veterano di guerra al suo ultimo incarico prima del meritato riposo.
Un uomo che uccide per soldi, ma solo persone veramente cattive.
Tutti abbiamo una morale, anche se discutibile.
Fin qua niente di nuovo sotto al sole, ma stiamo parlando dello zio Stephen e spesso le trame, gli incipit e gli snodi narrativi sono solo dei pretesti per raccontare l’animo umano, per capire chi siamo veramente e come possiamo comportarci di fronte alle difficoltà, le scelte che facciamo, le azioni che compiamo.
Billy Summers, il veterano di guerra
Le cose non vanno mai come ci si aspetta che vadano, la vita è tutto quello che accade mentre sei intento a fare programmi. Il nostro protagonista ha un piano perfetto, calcolato e studiato a tavolino che si sgretola.
Perché Billy è un uomo, non una macchina o un calcolo matematico, non un personaggio di fantasia piatto e bidimensionale.
Perché Billy, come nei più grandi romanzi corali del Re, incontra persone, tesse relazioni e complica situazioni. Nessun uomo è un’isola, nemmeno un sicario di professione.
Stephen King: la provincia americana e le donne
Billy Summers è un romanzo lungo, di quelli che piacciono ai fan di King, più di cinquecento pagine che ci portano a conoscere la vita di un uomo che impareremo a chiamare in tanti modi diversi.
Un killer professionista per essere tale, si sa, deve avere molti e credibili nomi. In un gioco di specchi e rimandi capiamo come pensano le varie persone che si celano dietro Summers.
Tante vite con delle storie alle spalle che King si diverte a raccontare e noi ad amare.
Vite che si intrecciano con altre vite, con i vicini di casa, con i committenti, gli amici fidati e le donne.
King l’ha sempre raccontata così la provincia americana: situazioni comuni, vite ordinarie, grigliate e barbecue in giardino. Nei suoi romanzi sono presenti i bambini spesso raccontati per come sono davvero, ginocchia sbucciate, capricci e parolacce.
I bimbi disegnano e giocano a monopoli, si mettono le dita nel naso e sono di una tenerezza disarmante.
Qualche volta sono anche cattivi in modo assurdo, e certi perdenti di nostra conoscenza lo sanno bene.
Le donne hanno sempre dei ruoli importanti.
Lo scrittore più prolifico del secolo è stato cresciuto dalle donne, non ha mai nascosto il suo essere femminista convinto e le sue eroine sono sempre dei personaggi a tutto tondo indimenticabili.
Alice può andare benissimo a fare compagnia nel nostro immaginario collettivo a Dolores, Annie e Bev.
Andando avanti nella lettura scopriamo un uomo che si troverà ad affrontare le sue paure, a scardinare le sue convinzionie lasciarsi così andare, amare la vita, seguire i suoi dubbi.
Una volta che il masso ha iniziato a rotolare non puoi fare altro che correre più veloce di lui per tutto il tempo che ci è concesso, fino alla fine, fino all’ultima curva.
Autobiografia di un Re
In questo romanzo King racconta la sua passione per la letteratura con gli occhi del protagonista che ama Faulkner, Zola e Dickens, i suoi dissensi con la politica di Trump e il suo amore per i road movie, la sua voglia di mettersi in gioco e il fervore che mette nello scrivere.
Perché tra le tante personalità adottate dal protagonista c’è anche quella di uno scrittore alle prime armi, un romanziere in cerca di ispirazione.
Un’autobiografia del mestiere, come in “On Writing” dove l’autore del Maine ci parla della sua personale cassetta degli attrezzi, i ferri del mestiere di uno scrittore che possiamo chiamare Billy Summers, Stephen King, Jack Torrance, Mike Noonan o Paul Sheldon, tutti protagonisti romanzieri di grandi libri del re.
#STORYTELLER: ANTONIO CONTE
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