La mostra Space Oddity
Corpo e spazio: concetti che sono molto cambiati nella concezione comune da quel fatidico febbraio 2020. Lo spazio privato si è dilatato diventando tutto il nostro mondo, diventando al tempo stesso prigione; il corpo si è trasformato in tempio, luogo inviolabile da “conservare” sano, icona sulla quale invisibili crepe lasciano trasparire tutta la corruttibilità dell’essere umano.
È bello che, sulla lunga scia della terza ondata di questa brutta storia che è la Pandemia da Covid-19, fra le prime realtà museali a riparire i battenti sia la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo e che lo faccia indagando proprio tali temi. Da pochi giorni e fino a maggio infatti l’Istituzione torinese accoglie il pubblico in tutta sicurezza per Space Oddity.

Spazi e corpi al tempo del distanziamento sociale, mostra a cura di Irene Calderoni.
Trentaquattro opere di altrettanti artisti sembrano entrare a gamba tesa nell’animo di ognuno di noi. Sono dita sulle piaghe, unghie che graffiano, parole, immagini e storie che dicono ciò che è necessario sapere ma che ognuno evita coprendosi occhi, bocca, orecchie.

Al tempo del distanziamento sociale, dei lockdown mirati e delle Zone, è concepita come una palestra, un contesto per sperimentare nuovi movimenti, pensieri e relazioni di prossimità con gli altri corpi e con gli oggetti. È un allenamento guidato da 34 opere: un’esercitazione sullo spazio, all’incrocio tra chiuso e aperto, mentale, fisico, virtuale. Affettivo e ostile.
Racconta Calderoni
La mostra è anche un’occasione per riprendere l’abitudine al confronto sull’arte, un confronto soprattutto mentale ma che recupera anche la vicinanza fisica e il contatto visivo.
Le visitatrici e i visitatori saranno accolti dalle mediatrici culturali, secondo un approccio che da sempre privilegia la dimensione del piccolo gruppo Il fine è coniugare il dialogo con le informazioni sulla mostra e, naturalmente, sulle norme di sicurezza.
precisa il portavoce della Fondazione –
Info e contatti: www.fsrr.org
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