Arriva il momento in cui uno dei tuoi migliori amici ti scrive dall’ospedale e ti dice: “Ciao Ray, volevo dirti che qualche giorno fa sono risultato positivo al Corona Virus. Sono qua da qualche giorno, con un dispositivo che mi aiuta respirare”. E allora capisci davvero che la vita che vivevi, che tanti di noi vivevamo, era davvero ricca di ingratitudine. Ingratitudine verso il dono di potersi ogni giorno svegliare in salute, ingratitudine verso il dono di poter avere del buon cibo, di potersi spostare in un posto che amiamo, di poter viaggiare, di poter volare davvero, oltre che con la nostra fantasia. Ingratitudine per non aver ringraziato ogni giorno per aver avuto la possibilità di abbracciare i nostri amici, i nonni o i genitori, i nostri amatissimi figli, di poter salutare, con quel discusso e buffo modo italiano, bacio a destra e a sinistra, anche uno sconosciuto.
Il diario della quarantena è un diario che va a portarci sempre più dritti e decisi verso la chiarificazione. Ci va a riportare verso l’origine, verso il respiro, questo benedetto, che non benedivamo. Verso il desiderio di riprovare la gioia di poter camminare all’aria aperta e di poterci fermare a fare due chiacchiere con chi volevamo. Una sorta di abbigliamento a più strati da cui ci svestiamo, una sorta di ripulitura di una fotografia ritoccata. Si inizia con le lamentele, con la libertà sottratta, con l’odio verso i cinesi, o no, forse gli americani, o chissà, verso la natura o qualche genio malvagio. Si urla che è difficile accettare di essere costretti a non poter nemmeno uscire a fare due passi, e poi si inizia a capire quanta ingratitudine aveva la nostra vita.
Così, la quarantena diventa una immensa occasione, un’occasione di poter iniziare un nuovo ciclo della nostra vita, virus permettendo. Quel virus che non so se permetterà al mio amico in ospedale di avere una seconda occasione. Anzi, non so se la darà a me, o a qualcuno ancora più caro, sangue del mio sangue.
Ma se ci sarà, nessuno di noi, probabilmente, sarà così ingenuo e ingrato per iniziare di nuovo a dare tutto per scontato.
Due mesi fa Billie Eilish, ragazzina prodigio che ci incanta con la sua voce, mi aveva ispirato un lavoro. “Il mondo è un po’ sfocato, o, forse, sono solo i miei occhi”. Quattro ritratti, sfocati, per una galleria su Vogue Italia.
Beh, ora so che tutte e due le cose sono vere: il mondo è sfocato, ma anche i miei occhi lo sono, e, soprattutto, lo erano.
Con l’augurio che si possa tornare presto ad avere, almeno, poche persone che ci lasciano.
Raimondo Rossi
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Fotografo e Fashion Editor
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