Questione di Emotions: le emozioni nei mondi artificiali

INTELLIGENZA ARTIFICIALE | Agnieszka Wykowska with icub_7781
INTELLIGENZA ARTIFICIALE | Agnieszka Wykowska with icub_7781

INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Un tema attualissimo quello sull’intelligenza artificiale e su come cambieranno le nostre emozioni quando essa verrà applicata anche nel nostro quotidiano.

Ed è il focus del convegno intitolato EMOTIONS, che si svolgerà giovedì 31 marzo a Milano al MEET Digital CultureCenter, il centro internazionale per l’Arte e la Cultura Digitale, nell’ambito del ciclo di incontri sulle emozioni organizzato da BrainCircleItalia per valorizzare le donne scienziate, in onore di Rita Levi Montalcini.

L’intelligenza artificiale al Meet Digital Culture Center

Fascino e preoccupazioni sono i sentimenti che destano le possibili evoluzioni dell’intelligenza artificiale e della robotica. 

Pensare a un futuro, forse non lontano, in cui i robot stessi possano provare, o almeno simulare emozioni, è un’ipotesi che prende sempre più spazio.

Raymond Kurzweil, il guru del transumanesimo, utilizza il termine singolarità, per indicare la completa simbiosi tra uomo e macchina, che si verifica quando si innestano negli esseri umani organi e arti sintetici o microchip.

Un tema centrale del convegno è quello su come sfruttare le nostre empatie per scopi commerciali e di marketing e in che modo l’intelligenza artificiale consente di creare algoritmi per catturare le emozioni degli utenti su internet.

Tempi di utilizzo dei robot

I tempi di utilizzo dei robot sono molto brevi, fondatrice e presidente di MEET Digital Culture Center.

C’è, infatti, una ricerca che sta andando avanti nonostante la pandemia.

Questa è una delle poche industrie che non si è mai fermata; tuttavia, affinché si compia un processo maturo nella società e gli individui metabolizzino la loro vita in relazione alle macchine ausiliarie, occorrerà ancora tempo.

– afferma Maria Grazia Mattei

INTELLIGENZA ARTIFICIALE | Barbara Mazzolai_ Robotics Associate Director delI_stituto Italiano di Tecnologia
INTELLIGENZA ARTIFICIALE | Barbara Mazzolai Robotics Associate Director delI’Istituto Italiano di Tecnologia


L’accettazione dell’artificio nella vita degli umani cambia anche in base a latitudine e ai retaggi culturali.

Gli umanoidi robot sviluppati in Giappone sono accolti meglio dalla cultura giapponese: “l’oggetto come parte della vita”, ad esempio un cane robot, viene accolto come una creatura del loro mondo.

Culturalmente sono allenati, da centinaia di anni, a pensare all’uomo e alla macchina come un tutt’uno.

– aggiunge Maria Grazia Mattei.

Cambiamenti di identità che provocano cambiamenti emotivi

Ogni cambiamento di identità provoca un cambiamento emotivo in quanto l’immagine di sé non è più la stessa. Una domanda che ci si pone di frequente è se l’inserimento di un microchip nel cervello possa di conseguenza creare una coscienza collettiva in grado di legarci gli uni agli altri.

La coscienza evolutiva, inoltre, tra 30/40 anni, evolverà tenendo presenti tutte le realtà artificiali, quindi sarà totalmente diversa non solo fisicamente, ma anche emotivamente.

– spiega Viviana Kasam presidente di BrainCircleItalia.

INTELLIGENZA ARTIFICIALE | Alessandra Sciutti Responsabile Unità CONTACT Istituto Italiano di Tecnologia
INTELLIGENZA ARTIFICIALE | Alessandra Sciutti Responsabile Unità CONTACT Istituto Italiano di Tecnologia

Intelligenza artificiale: tre tipi di problematiche

Occorre evidenziare delle piccole differenze circa i robot; ne esistono infatti tre tipologie:

  • robot che suscitano emozioni nell’essere umano, una sorta di simpatia;
  • robot che possono provare emozioni. Tema questo molto discusso poiché si parla di robot non costituiti da silicio ma da materiali molli che sarebbero in grado di sollecitare i sensi, gli unici capaci di trasmettere emozioni al cervello.
  • Cyborg che cambieranno le nostre emozioni nel momento in cui si cominceranno a inserire degli elettrodi, dei microchip e delle parti artificiali nel corpo umano. È già stato provato che avviene un cambiamento nell’essere umano che si sottopone a chirurgia estetica in quanto ne consegue un cambiamento emotivo. Non è difficile pensare, quindi, cosa potrebbe accadere se fossero inserite alcune parti artificiali nel corpo umano.

L’embodiment: nuove tecniche per “ingannarci”

Una nuovissima tecnica che consente di ingannare il cervello e calarlo in un altro individuo, facendogli provare le emozioni del suo alias, è l’embodiment.
Il termine è utilizzato nella filosofia della mente per superare il dualismo cartesiano che sosteneva la separazione del tangibile del corpo dall’intangibile della mente.

Scopo terapeutico dell’embodiment

Bastano tre minuti dinanzi a uno specchio per ingannare il cervello e fargli credere che è un’altra persona. Se vediamo allo specchio riflessa un’altra immagine che non è la nostra, il cervello crede di essere chi vede in quella rappresentazione.

L’embodiment è una tecnica utilizzata per scopi terapeutici già attualmente e consiste nel far incarnare, ad esempio, uno stupratore all’interno del corpo di una donna violentata sottoponendolo al terrore dello stupro

– Viviana Kasam, presidente di BrainCircleItalia e ideatrice del convegno.

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