Giuliano Montaldo: “Un grande amore”
Oltre settant’anni di onorata carriera vissuti prevalentemente dietro la macchina da presa.
Con “Un grande amore” di Giuliano Montaldo, edizioni La nave di Teseo, il grande regista ripercorre la sua carriera direttamente dalla sua preziosa penna. Il libro è senza dubbio un vero e proprio atto d’amore nei confronti del cinema e della donna che lo ha accompagnato in questo meraviglioso viaggio.
Il film di esordio
Gran parte degli aneddoti e del racconto di una vita meravigliosa vissuta forse negli anni più belli del cinema italiano, sono contenuti in questo libro che parte proprio dal suo esordio alla regia con Tiro al piccione che non smette di essere un ricordo amaro.
Il film, che fu presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia nel 1961, venne letteralmente “massacrato dalla critica dei giornali di destra e di sinistra, poco propensi ad apprezzare la storia di un ragazzo che si arruola nell’esercito della Repubblica di Salò”.
Molto deluso e scoraggiato, Montaldo aveva già deciso di abbandonare Roma e ritornare nella sua città, Genova, quando l’incontro con il suo futuro produttore cinematografico Leo Pescarolo, fratello di Vera, gli cambierà per sempre la vita, proiettandolo verso una carriera luminosa e consacrandolo come uno dei più grandi registi italiani del cinema mondiale.
Autorevole protagonista di un cinema impegnato, ha avuto la capacità di rappresentare così bene la complessità del cinema italiano del secondo dopoguerra.
Particolarmente prolifico come regista, dopo il suo film d’esordio già citato e Una bella grinta del 1965, Montaldo realizza due film del genere cinematografico americano, Ad ogni costo del 1967 con un grande Edward G. Robinson, un convincente Adolfo Celi e un “pericoloso” Klaus Kinski, il cui spregiudicato temperamento era purtroppo già noto a tutti.
Giuliano Montaldo: Gli Intoccabili
Il suo secondo film di ambientazione americana fu Gli intoccabili del 1969, dove ebbe qualche problema serio con il protagonista John Cassavetes, che da futuro regista indipendente americano mal tollereva il ruolo di attore, seppur come protagonista, e pretese la presenza nel cast di Peter Falk (il “nostro” tenente Colombo) suo grande amico e della moglie Gena Rowlands.
Il film ha avuto il pregio di raccontare per la prima volta il nuovo fenomeno della mafia italo-americana, che prima di allora non era mai stato affrontato così esplicitamente, confezionando un buon film d’azione e lasciando il commento musicale alla struggente The Ballad of Hank McCain di Ennio Morricone.
Il grande successo di Montaldo: Sacco e Vanzetti

E poi il grande successo di Sacco e Vanzetti del 1971, in cui viene rievocata la tragica e indimenticabile vicenda dei due sfortunati anarchici italiani Nicola Sacco, e Bartolomeo Vanzetti, rispettivamente interpretati da Riccardo Cucciolla e Gian Maria Volontè, arrestati nel 1920 per rapina e omicidio negli Stati Uniti e condannati, in un processo farsa da innocenti, alla sedia elettrica.
Memorabile il pezzo Here’s to you, cantato da Joan Beaz, su musiche sempre di Morricone.
Il libro ne ripercorre le fasi salienti come per Giordano Bruno del 1973, dove ritroviamo uno strepitoso Volontè, al culmine della sua carriera cinematografica.
E poi L’Agnese va a morire del 1976 tratto dal romanzo della Viganò, Il giocattolo del 1979, con un’indimenticabile e bravissimo Nino Manfredi accanto a un troppo presto dimenticato Vittorio Mezzogiorno e Gli occhiali d’oro del 1987 tratto da un racconto di Giorgio Bassani con un malinconico Philippe Noiret.
Marco Polo di Montaldo

I suoi film in questo libro sono tutti citati da piccoli aneddoti e sempre accompagnati dalla vigile e preziosa presenza di Vera Pescarolo, musa ispiratrice e grande donna di cinema che ha saputo affrontare con grinta e determinazione anche le prove più difficili di questa incredibile avventura cinematografica.
Innanzitutto, la realizzazione del fortunato Marco Polo, tratto da Il Milione.
Il resoconto di un lungo viaggio sulla via della seta che il protagonista fa con suo padre e lo zio.
Furano giorni di intenso lavoro in Cina e in Mongolia, raccontati molto bene e con spirito d’avventura da Mondaldo; addirittura fu ricreata un’altra Piazza San Marco, ma del 1400.
Giuliano Montaldo e la sua ultima pellicola
Infine, il suo ultimo lavoro cinematografico, non come regista bensì come attore, nel film Tutto quello che vuoi del 2017, con un cast di giovani attori gran parte esordienti, per la regia di Francesco Bruni, premiato in molti festival.
Qui termina la meravigliosa carriera cinematografica di Giuliano Montaldo, che ha saputo raccontare con stupefacente realtà alcune pagine oscure della storia italiana e internazionale, attraverso un modo di lavorare decisamente serio, attento, meticoloso e appassionato.
Probabilmente, Giuliano e Vera, insieme sono una coppia leggendaria nella vita come nel lavoro, una vera forza della natura, premiati dalla loro grande capacita di raccontare storie attraverso il più bel lavoro del mondo, quello del cinema.
E cosi conclude Montaldo il suo libro:
E finalmente con Vera abbiamo deciso che il momento di abbassare la saracinesca è arrivato davvero.
#STORYTELLER: CARLO FARINA
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