É STATA LA MANO DI DIO
É di qualche giorno fa la notizia della candidatura agli Oscar, come miglior film internazionale, dell’ultimo lavoro di Paolo Sorrentino É stata la mano di Dio che, nella ristretta cerchia della cinquina italiana, forse è il più favorito.
Subito il ricordo è andato a quel lontano 2014, quando l’Italia trionfò agli Oscar proprio grazie a un film di Sorrentino, La grande bellezza.
É stata la mano di Dio: l’autobiografia di Sorrentino
Presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia.
In questo suo ultimo lavoro autobiografico Sorrentino ci racconta, per la prima volta, la sua personale tragedia che lo colpì appena sedicenne quando, per una tragica fatalità, perse entrambi i genitori.
Fu per seguire l’incontro tra il Napoli di Maradona e l’Empoli, che il destino gli risparmiò la vita, rinunciando a seguire i suoi genitori a Roccaraso dove, a causa delle esalazioni di monossido di carbonio, perirono entrambi.
Una Napoli magica e misteriosa, costellata di personaggi bizzarri
Il film è innanzitutto un atto d’amore nei loro confronti, il cui straziante dolore si contrappone alla gioia più grande degli anni ’80, e cioè l’arrivo di Maradona nella squadra del Napoli.
L’affettuoso padre, ancora un prezioso e bravo Toni Servillo, gli regalerà un abbonamento allo stadio, condiviso da una madre premurosa, una bravissima Teresa Saponangelo, che insieme a una variegata e bizzarra carrellata di parenti sui generis, tra cui una giunonica e volitiva Luisa Ranieri e un disgraziato Massimiliano Gallo, ci catapulta in una Napoli magica, misteriosa, spumeggiante, malinconica e spensierata, raccontata senza luoghi comuni e senza inutili paternalismi.
É stata la mano di Dio, tra storia, fato e folclore
Il film, non a caso, si apre con la significativa sequenza di San Gennaro, un simpatico Enzo De Caro, che invita Patrizia (Luisa Ranieri) a incontrare il Munaciello, il nostro spiritello leggendario del folclore napoletano.
Ma in questo film è molto di più, è un lucido e nello stesso tempo onirico pretesto per sottolineare la presenza soprannaturale di cui è connotata tutta la storia, sottolineata dallo zio, un lucido Renato Carpentieri, quando dice a Fabietto Schisa, interpretato dall’attore emergente Filippo Scotti, “É stata la mano di Dio!”
Un’incredibile salvezza che per uno strano gioco del destino, ha fatto di quello sfortunato ragazzo uno dei più convincenti e brillanti registi partenopei che, con questa storia, ha confermato di essere tra i più apprezzati e originali autori del cinema italiano.
#STORYTELLER: CARLO FARINA
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