Nessuno è escluso dai cliché delle feste: comportamenti, frasi, abitudini che si ripetono ogni anno e che tutti attraversano, chi con nonchalance chi con la voglia di commettere un omicidio. C’è sempre qualcosa che caratterizza i giorni di festività ed è anche il caso della Pasqua. È in questa occasione che prendono forma 5 cose che ognuno di noi ha fatto almeno una volta. Scommettiamo?
La settimana prima di Pasqua faccio la dieta – Risate, risate e ancora risate come se piovesse. Questa è la battuta più frequente che puntualmente si presenta per le feste e che, ovviamente, suona come una promessa che ha tutta l’aria di non essere mantenuta. “Ma io sono in Quaresima”, qualche bugiardo disse, e poi: lunedì sto attento e già abbiamo superato il limite di serietà, martedì c’è l’aperitivo per scambiarsi gli auguri, mercoledì sushi, giovedì la mamma ha già preparato dolci e rustici, venerdì è troppo tardi. Sabato peggio ancora. Si arriva alla Domenica di Pasqua che lo strato di grasso addominale è spesso quanto l’asfalto dell’Autostrada del Sole.
Comprarsi l’uovo da soli – Dite la verità: a voi piace l’uovo di cioccolato al latte tempestato di nocciole, con la “scioglievolezza” al suo interno, quello che costa quanto un occhio di Polifemo e noi tutti sappiamo quanto gli è caro il bulbo oculare al maledetto gigante. Oppure vi piace l’ovetto black and white, quello per i bambini, per intenderci. Ma puntualmente nessuno ve lo regala e così, tristi e sconsolati, andate al supermercato e ve lo regalate da soli, divorandolo poco dopo. Seduti sul divano. Con gli occhi sbarrati verso il muro. Con un rivolo di bava che scorre sulla tappezzeria.
Cascate di cibo – La Pasqua è una delle festività con maggior numero di prodotti tipici tradizionali, che fanno breccia nei cuori delle mamme e che proliferano sopra e sotto letti ed armadi, ore ed ore prima del grande giorno. E così, ci si ritrova a tornare tardi di sera e staccare quel pezzettino di Casatiello napoletano che giace inerme e seducente nel forno. O a prendersela con la copertura in glassa e mandorle della Colomba che sarebbe dovuta arrivare intatta la Domenica (percosse violente di madre in vista). Chi non ha aspettato pazientemente la mezzanotte del Venerdì Santo per addentare una fettina di pastiera o di salame al cioccolato? E soprattutto, chi non ha continuato il Lunedì dell’Angelo a sventrare la pizza di pasta? Confessate e pentitevi.
Combattere i parenti all’ennesima potenza – Fascia alla fronte, polsini, tirapugni, paradenti e conchiglia – tutti sappiamo a cosa serve nel pugilato. Pronti per il match da tavola. La nonna chiede quando ti sposi, la zia chiede quando farai un figlio, lo zio è rimasto con te al liceo e ti chiede quando ti laurei ma hai già i capelli bianchi, il marito manager di tua cugina ti chiede che lavoro fai (“penso” è la risposta). E così, quando vedi tuo cugino, il tuo preferito, avvicinarsi sorridente con la stessa aria da sbandato e nullafacente che hai tu, ti appare il Risorto in uno slancio religioso. E il naufragar m’è dolce nella pasta al forno.
Vestirsi in modo improbabile alla scampagnata di Pasquetta – Si ricorda ai gentili viaggiatori che “scampagnata” non è sinonimo di “mi butto un secondo nell’armadio e ne esco come Jhonny Depp quando va a fare la spesa (leggi: “le star hanno seri problemi di styling quando non sono sotto i riflettori”)”. Perché va bene la comodità, vadano i jeans larghi, le sneakers, la felpa, ma tutto deve avere un limite, soprattutto nelle proporzioni e negli abbinamenti. La trasandatezza fa chic solo se curata per un’ora intera prima di uscire (vedi barba talebana che va tanto di moda). Per la serie il boscaiolo sciatto del Monviso a confronto sfila per Armani. Charme, raga, ci vuole charme.
Un minuto di silenzio per il martedì di rientro a lavoro. Buona Pasqua!
Mariagrazia Ceraso